Il cane è un animale di branco, la cui struttura sociale ricalca quella del lupo, di tipo piramidale: all’apice si trova il soggetto alfa, a seguire il beta, fino ad arrivare ai cuccioli e agli anziani, che cedono il posto ai membri più forti. Per inserirlo correttamente in famiglia, dobbiamo perciò riprodurre questo schema, in modo che i vari componenti (bambini compresi) si trovino ai livelli superiori della piramide e il nostro peloso alla base.

Questo collocamento non deve essere interpretato come fonte di sopruso e sottomissione sofferente, ma come la garanzia di avere dei leader che si prenderanno cura di lui, gestendo ogni responsabilità e problema, sia nella vita quotidiana, che in caso di emergenza. Per il nostro cane, quindi, questo stato è più che gradito, perché equivale a zero stress, zero preoccupazioni e maggiore predisposizione all’obbedienza.

Se invece gli viene inconsapevolmente affidato il ruolo di capobranco, potrebbe vivere questa grande responsabilità con forte nervosismo, perché oltre a dover badare a se stesso, dovrà occuparsi del resto della famiglia, si sentirà in dovere di prendere iniziative non richieste e si genererà un’indisposizione generale all’ascolto: “Perché dovrei obbedire ai comandi dei miei gregari?”.

Per affermarci come leader carismatici, degni di stima e fiducia, non dobbiamo imporci in maniera aggressiva ed eccessivamente severa; essere “dominanti” non significa usare metodi coercitivi, urla e punizioni fisiche, queste reazioni semmai ci fanno apparire molto insicuri e deboli, incapaci di essere rispettati se non con la violenza. Se il cane è di indole forte, potrebbe ribellarsi a quello che reputa un soggetto non meritevole di un ruolo di comando, se è invece tendente alla sottomissione, finirebbe solo col temerci e perderemmo in lui il fedele collaboratore che è.

Essere dei buoni leader significa, invece, essere fermi e risoluti, con animo calmo e paziente e soprattutto significa gestire tutte le risorse e tutte le iniziative del branco.

Risorse e iniziative di nostra competenza sono:

IL CIBO

Mai lasciare la ciotola a disposizione 24 h su 24 h, altrimenti il cane imparerà a gestire la risorsa in autonomia, sbocconcellando durante la giornata, senza mai essere sazio né a digiuno.

Per ripristinare una corretta gestione, consiglio di far mangiare il cane dopo di noi, stabilendo un preciso orario dei pasti (per i cani sopra i 6 mesi, si preparano due razioni, di mattina e di sera) e un tempo limite entro il quale mangiare (massimo 20 minuti).

Se il cane non dovesse mangiare, la ciotola dovrà essere tolta e proposta solo al pasto successivo con la razione stabilita. Vedendo che il cibo dopo un intervallo di tempo scompare, il cane imparerà a mangiare tutto e subito (è probabile che i primi giorni debba imparare i nuovi orari e faccia del digiuno).

Altra regola di gestione del cibo: mai dare da mangiare dalla nostra tavola o in generale mentre mangiamo. Il nostro gesto di affetto sarà interpretato come la possibilità di sottrarre del cibo dalla nostra ciotola e fra cani questo succede solo quando ci si relaziona con individui deboli e inferiori. Oltre al calo della nostra autorità, altro effetto collaterale sarà di avere il cane che gironzola tutto il tempo in uno stato di ansia, in attesa di poter avere del cibo.

Gli extra dovranno invece essere concessi sotto forma di premio: il cane apprezza di più il cibo guadagnato di quello gratis, perciò “si ottiene qualcosa, in cambio di qualcos’altro”.

LE ZONE DI PRIVILEGIO

Letti e divani rappresentano la nostra tana, di concessione esclusiva del capobranco, quindi sconsiglio l’accesso a queste zone, per non incorrere in una serie di fraintendimenti: il cane potrebbe pensare di essere al nostro pari, condividendo la zona di massimo privilegio con noi e, se di indole possessiva, potrebbe diventare aggressivo se costretto a scendere o se noi o gli ospiti si siedono al suo fianco.

Ognuno ha bisogno dei suoi spazi, dove poter stare tranquillo senza essere disturbato ed è, quindi, giusto che anche il nostro amico abbia la sua cuccia, separata dalla nostra.

Altro effetto collaterale è la situazione d’incoerenza nella gestione di questa risorsa: quando sei pulito puoi salire, quando sei sporco no, quando ci sono ospiti no, quando siamo soli sì. Per il cane non esistono zone grigie: o è no, o è sì e la coerenza è una caratteristica fondamentale del capobranco rispettabile.

ATTIVITÀ E GIOCHI

Normalmente consiglio di non lasciare giochi a disposizione del cane, perché nel giro di poco tempo diventano superflui e non più degni di attenzione, ma avete un cucciolo in dentizione o un cane che si diverte in solitario, sicuramente meglio che si sfoghi con qualcosa che gli abbiamo concesso, piuttosto che morda le gambe delle sedie!

È comunque preferibile non lasciare tutti i giochi contemporaneamente, ma a rotazione, facendoli ricomparire di volta in volta; in questo modo assumeranno sempre nuovo valore, anziché stancarsene subito.

Il gioco e le passeggiate sono attività che dovrebbero essere sempre presenti nella routine del cane, per permettere il completo sfogo delle energie in accumulo (il 90% dei problemi comportamentali è causato da una carente attività psico-fisica giornaliera).

Cercate, però, di decidere sempre voi quando si inizia e quando si finisce l’attività ludica, evitando di assecondare la richiesta del vostro peloso.

Se corriamo ad aprire la porta ogni volta che raspa per chiedere di uscire o iniziamo a lanciare la pallina quando la lascia ai nostri piedi, significa che l’iniziativa sarà di competenza del nostro amico, che abbiamo “obbedito” a un suo ordine e questo potrebbe sbilanciare la gerarchia: “Se ho potere decisionale in questo, chi mi impedisce di decidere di abbaiare a ogni rumore sul pianerottolo? E perché dovrei smettere di farlo, quando me lo domanda il mio sottoposto?”.

Altro effetto negativo sul benessere del nostro cane sarà la spirale di frustrazione che si genera quando non abbiamo tempo/voglia di assecondarlo, con relativo stress ed esternazioni di protesta (abbaio, richiesta insistente, comportamenti distruttivi volti ad attirare la nostra attenzione, ecc…).

Per ripristinare le giuste posizioni, consiglio, quindi, di prevenire le esigenze fisiologiche del cane, creando una routine precisa che includa il gioco e lo sfogo energetico.

Se viene lui a chiederci, ignoriamolo per qualche secondo, senza prestargli attenzione e quando sarà andato via, richiamiamolo, invitandolo a giocare o a uscire; in questo modo nel giro di pochi secondi avremo mantenuto il controllo dell’iniziativa, soddisfando anche la necessità del cane.

COCCOLE E ATTENZIONI

La gestione di coccole e attenzioni ricalca lo stesso modello del gioco, con più elasticità. Se il cane viene educatamente a chiedere una carezza, fargliela non scatenerà certo effetti disastrosi (in fondo questo non è un regime!), ma se la richiesta di attenzioni è morbosa, insistente e viene fatta tramite salti, zampate, musate, abbai e latro, assecondarla significa insegnare al cane un modo prepotente e maleducato per ottenerle, da tutti e in qualsiasi situazione.

Quest’atteggiamento si propone soprattutto quando si rientra in casa e il cane ci fa le “feste”: se lo salutiamo mentre salta addosso uggiolando, rinforzeremo uno stato emotivo sbagliato (il cane più che felice, è ansioso e agitato), che verrà riproposto anche quando magari abbiamo le borse della spesa o siamo vestiti per uscire o arrivano ospiti.

Per evitare lo stress reciproco, è opportuno insegnargli che per ricevere i nostri saluti, deve essere tranquillo, che decidiamo noi se e quando fargli le coccole e all’occorrenza ad accettare anche che non è sempre lui al centro del nostro universo (per esempio, se accarezziamo un altro cane o stiamo parlando con una persona).

In generale è consigliabile ignorare il cane, senza parlargli o spingerlo (se salta addosso, girare su noi stessi per farlo scendere), il tempo necessario affinché si calmi e a quel punto premiare quel preciso stato emotivo con le nostre attenzioni: il cane imparerà che “prima mi calmo, prima mi salutano”.

EDUCAZIONE

Infine, il buon leader è chi impartisce insegnamenti utili e interessanti. Il cane con un buon repertorio di comandi non va visto come una marionetta, ma come un abile collaboratore nelle attività quotidiane dentro e fuori casa.

“Educazione” significa quindi creare un rapporto, significa che posso fidarmi a scioglierti all’aperto, perché se ti chiamo torni, significa che non hai bisogno di tirare al guinzaglio, perché accetti di essere condotto, significa saper giocare senza innescare un conflitto.

Gli esempi andrebbero avanti all’infinito, perché le dinamiche relazionali che si costruiscono col proprio cane, tramite l’educazione, sono molto variegate.

Una relazione gerarchicamente corretta passa anche tramite l’educazione e ci colloca definitivamente nel rango di capobranco affidabile, degno di considerazione e di ascolto, perché visto come colui che si prende cura degli altri, insegna dei comportamenti remunerativi e sa proporre attività sempre divertenti!

 

Gianna Pietrobon – Educatore cinofilo – Dr.ssa in Tecniche di allevamento del cane di razza ed Educazione cinofila

Pubblicato il 22/01/14 su Cani.com